Ha suscitato stupore negli ambienti cattolici l’arresto di Sergio Contrini. Contrini, già assessore in giunte di centrosinistra, è un politico centrista molto noto a Pavia, recentemente condannato in primo grado e ora indagato per essersi impadronito, con la complicità dell’imprenditore Douglas Di Modica, dei beni mobili e immobili di vari anziani e disabili non autosufficienti. La cifra così sottratta ammonterebbe a oltre un milione di euro.
Contrini era infatti stato nominato amministratore di sostegno di ben 70 persone; l’amministrazione di sostegno è un istituto giuridico che permette al Tribunale di assegnare a un estraneo “fidato” la gestione delle risorse economiche di una persona considerata incapace. In molti casi, è l’unica soluzione razionale disponibile e molti amministratori di sostegno si comportano correttamente. Se l’estraneo però si rivela non troppo fidato, si trova ad avere la possibilità di derubare silenziosamente l’amministrato per cifre anche considerevoli, come è avvenuto diverse volte anche a Pavia. La vittima per definizione non sa gestire bene i suoi soldi quindi non si accorgerà di niente oppure non verrà creduta. Questa volta è andata diversamente perché una delle presunte vittime era un’invalida ospite di una casa di riposo che, non pagando la retta per diversi mesi, è stata infine minacciata di sfratto. Da questo incidente si sono innescate le indagini che hanno portato prima alla condanna e poi all’arresto. Oltre all’invalida ridotta sul lastrico (una sua casa è stata venduta a Di Modica e poi il ricavato, quasi 300mila euro, sarebbe stato sottratto), nelle indagini sono emersi i casi di un anziano a cui sono spariti 100mila euro spingendolo a cercare ospitalità dai frati di Canepanova, di un’ottantenne del Pertusati per cui non veniva più pagata la retta, di 18mila euro di rette mancanti per l’ospite ultrasessantenne di una casa famiglia, dell’eredità scomparsa di due disabili (fratello e sorella) ecc.
Troviamo la vicenda interessante e meritoria di riflessione non per accanimento verso Contrini, quanto per alcune caratteristiche dell’alta società borghese e perbenista di Pavia che fa emergere. Contrini è o era uno dei “buoni”, una persona impegnata nel sociale e nel volontariato, stimata da molti, ricoperto di premi, onorificenze e riconoscimenti pubblici sia laici sia religiosi. Era insomma considerato un esempio di rettitudine: consigliere comunale, assessore ai Servizi Sociali, dirigente del Centro Sportivo Italiano, presidente del locale Rotary Club, giornalista e direttore per diverse testate cattoliche, membro dell’Unione Italiana Imprenditori Cattolici, presidente di una cooperativa sociale, dirigente dell’Azienda Servizi alla Persona (ASP, la cui sede è mostrata nella foto che apre questo articolo) di Pavia, Cavaliere della Repubblica, premiato dal Rotary, dagli antiabortisti del Movimento per la Vita, dall’AVIS, dall’Associazione Arma Aeronautica, dall’Ordine Equestre Pontificio, dall’Ordine di Malta e da una sfilza di altri enti dal nome buffo.
In Contrini vediamo la realizzazione della “dottrina sociale della Chiesa”: una dottrina che si basa sulla difesa della proprietà privata e del capitalismo, ma temperandola con assistenzialismo e beneficenza per i poveri. Si tratta di una dottrina volta a eliminare dal mondo la lotta di classe (sogno impossibile di preti, re e padroni), per sostituirla con la filantropia dei ricchi e dei potenti verso i più sfortunati. Questo punto di vista, che è alla base di tante organizzazioni caritatevoli, se concretamente può dare sollievo allo strato più fragile della società, il sottoproletariato, toglie ai poveri ogni reale protagonismo sul loro destino, perché li rende dipendenti dalla benevolenza di chi ha soldi e potere. Chi riceve la carità può al massimo esprimere gratitudine ma non ha in mano la sua vita, che dipende dal mantenere buoni rapporti con quelli che contano e che controllano i cordoni della borsa. Non sfuggirà ai più attenti che questo è proprio il rapporto che ha chi è dichiarato incapace col proprio amministratore di sostegno.
Politicamente il ruolo di Contrini è sempre stato di stabilizzazione e conservazione all’interno della compagine di centrosinistra. La componente centrista rappresentata da Contrini e Adenti, così come quella di Filippi, si è sempre distinta in manovre e ricatti di vario tipo con cui navigava i mari della politica locale alla ricerca costante di incarichi e poltrone. Una delle poltrone più ambite era quella dell’ASP, un ente assistenziale stando al capo del quale è possibile controllare importanti flussi di aiuti alle fasce deboli; controllare questo denaro, anche in maniera del tutto legale e talvolta anche con buoni risultati in termini sociali, permetteva comunque la formazione di rapporti di fiducia e riconoscenza tra il politico e le famiglie in difficoltà. Si tratta della tradizionale modalità “democristiana” di fare politica, una camera di compensazione senza la quale il capitalismo italiano, con le sue laceranti contraddizioni sociali, non avrebbe mai avuto la base di consenso necessaria a mantenersi in piedi. A noi sembra che questa visione, al di là della retorica sui poveri, porti sempre con sé in qualche misura una visione opportunistica del potere e delle diseguaglianze, dove la conquista di posizioni pubbliche, giustificata come mezzo per aiutare i poveri, diventa un fine in sé, e l’assistenza ai poveri diventa un mezzo.
Il “credito sociale” accumulato da Contrini è il motivo per cui è stato nominato amministratore di sostegno di un numero così sproporzionato di persone fragili. Conosceva tutti, tutti lo conoscevano, era una persona di Chiesa, pia e devota, una figura pubblica e rispettabile. Questo tipo di rapporti tra persone benestanti che frequentano ambienti comuni è uno dei pilastri del concetto di classe sociale. Quando parliamo di borghesia non intendiamo semplicemente la conta statistica degli individui che hanno un reddito da capitale: parliamo anche e soprattutto di un oggetto sociale fatto di rapporti familiari (e quindi di eredità e di comproprietà), di rete fiduciarie, di scambi di favore. La Chiesa, intesa non come generico insieme dei fedeli cristiani ma come gerarchie religiose + consorterie di persone “ammanicate” con quell’ambiente, è immersa nella borghesia. A Pavia controlla posti di lavoro, giornali, enti di vario tipo, imprese, proprietà immobiliari. Essere nelle grazie dei vertici religiosi significa molto per un certo tipo di politici e di imprenditori.
Chiaramente, non tutti i Contrini finiscono come Contrini. E forse ha avuto un ruolo decisivo nella sua vicenda il rapporto con il misterioso imprenditore brasiliano, di 25 anni più giovane: le accuse che gli vengono rivolte in sede processuale vedono sempre Di Modica come il destinatario di buona parte delle risorse drenate alle presunte vittime. Perché Contrini gli dava tutti quei soldi? Nei processi si è parlato di grossi prestiti ma i dubbi restano. Va considerato che nell’ambiente moralista e bigotto di cui faceva parte Contrini anche vicende personali del tutto ordinarie potrebbero essere viste come uno scandalo; teniamo conto che quelli del Movimento per la Vita che l’hanno premiato considerano l’aborto un omicidio, la contraccezione qualcosa di simile e l’omosessualità un abominio agli occhi di Dio: contornati da fanatici di questo tipo, tutto è possibile. Nelle perquisizioni la Guardia di Finanza ha trovato sedici carte di credito, penne e orologi di lusso, ma è pur sempre poca cosa rispetto al “tesoro perduto” di 1,2 milioni di euro che attraverso sequestri di beni mobili e immobili si sta cercando di recuperare. Come spesso accade in queste vicende, una parte di quei soldi consegnati da Contrini a Di Modica sembra sia stata usata per aprire attività nel settore della ristorazione, in particolare un’ostricheria a Milano. Praticamente tutti i politici di Pavia che sono comparsi sui giornali locali in riferimento a procedimenti giudiziari hanno avuto a che fare col mondo della ristorazione: è uno dei settori individuato da molte inchieste come il più comodo per reintrodurre nel capitalismo legale fondi di origine occulta.
Dal nostro punto di vista, una sana sfiducia verso la borghesia caritatevole e perbenista, con o senza crocifisso al collo, di centrosinistra o di centrodestra, è quello che speriamo che i lavoratori e le lavoratrici di Pavia imparino da questa triste vicenda.
Molto ben centrato e condivisibile. Complimenti.
Se sulla valutazione di Contrini non mi pare ci sia nulla da obiettare anche semi pare strano non siano stati chiamati in causa ne chi ha affidato decine di amministrati aduna sola persona quando in genere è difficile vederne affidati più di due agli altri e cge non sia stato in causa chi avrebbe dovuto controllare il resto è un film sconosciuto