Rete Antifascista in corteo il 5 novembre 2022

Sosteniamo gli antifascisti pavesi sotto processo

L’udienza

Venerdì 13 si terrà un’udienza importante del processo ai militanti della Rete Antifascista di Pavia. Verranno sentiti poliziotti, testimoni e gli imputati, tra cui un compagno di Sinistra Classe Rivoluzione.

La difesa mostrerà i video della violenza poliziesca, che mostrano come sul banco degli imputati dovrebbero esserci semmai i dirigenti delle forze dell’ordine e i rappresentanti del governo che quel giorno hanno dato gli ordini di scatenare un pestaggio.

La Rete ha dato appuntamento dalle 9 in piazza del Tribunale a Pavia per sostenere le compagne e i compagni processati per antifascismo.

I fatti

Il 5 novembre 2016 la Rete Antifascista (a cui aderisce da sempre anche Sinistra Classe Rivoluzione) ha tentato di fermare una marcia neofascista che da anni si teneva nel centro della nostra città. Siamo riusciti a deviare i fascisti bloccandogli il passo in Strada Nuova, ma per questo è caduta su di noi la furia delle forze dell’ordine: un lungo pestaggio che ha causato feriti e contusi tra gli antifascisti.

Abbiamo però tenuto la posizione, col risultato che da allora la ricorrente marcia fascista del 5 novembre è stata bandita dal centro della città, che ogni anno viene invece riconquistato simbolicamente proprio dalla Rete Antifascista (questa foto è della manifestazione antifascista del 2022).

Per questa mobilitazione antifascista, che non è stata l’azione di pochi coraggiosi ma un gesto politico di massa, discusso e votato per alzata di mano in una serie di assemblee democratiche, molti antifascisti sono stati denunciati con una sfilza di accuse veramente campate in aria. Molte di queste accuse sono già cadute ma ne resta in piedi ancora qualcuna: quella di manifestazione non autorizzata (falsa, perché è proprio la polizia ad aver proibito piazza Ghinaglia inducendoci a ritrovarci in Strada Nuova) e quella grottesca di “oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario” per aver osato lamentarci mentre venivamo manganellati.

In questa vicenda si vede molto bene il ruolo complementare delle autorità statali borghesi e dei gruppuscoli fascisti: i secondi hanno lasciato che a occuparsi di noi fossero gli uomini in divisa, che hanno agito come una scorta armata dei fascisti.

Questa mobilitazione aveva anche un carattere di classe. I gruppi organizzatori della marcia fascista erano CasaPound, allora pappa e ciccia con la Lega di Salvini, i picchiatori di “Pavia Skinheads” e, ciliegina sulla torta, Forza Nuova, lo stesso partitino che anni dopo ha dato l’assalto alla sede della CGIL a Roma. E sia la CGIL sia altri sindacati erano presenti alla manifestazione antifascista del 2016 e sono stati attaccati insieme a tutti i gruppi di sinistra presenti, tra cui figuravano anche organizzazioni come l’ANPI e l’ARCI insieme a vari gruppi comunisti, al sindacato studentesco UdU e a moltissimi antifascisti senza un’organizzazione di riferimento.

Sosteniamo gli antifascisti!

Una sconfitta dell’impianto accusatorio costruito ipocritamente dai manganellatori sarebbe una vittoria non solo per il movimento antifascista pavese ma più in generale per chiunque combatta per la giustizia sociale e la libertà dal razzismo, dal maschilismo, dalla violenza reazionaria, a Pavia e altrove.

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