Fracassi non sa neanche mettersi la mascherina

L’ipocrisia di Fracassi contro il DPCM

Il sindaco leghista di Pavia, Fabrizio Fracassi, ha scritto una lettera al capo del governo Giuseppe Conte per affermare la propria contrarietà al DPCM del 24 ottobre, definito «un grave errore». Si tratta, per capirci, del decreto che chiude molte attività culturali, sportive, di ristorazione e di socialità, nel caso di bar e ristoranti solo a partire dalle 18, lasciando aperte in presenza tutte le altre attività industriali e commerciali e senza toccare l’organizzazione del lavoro a distanza negli uffici.

Ecco la lettera come riportata da Fracassi stesso su Facebook:

La retorica utilizzata, molto diversa da quella di un Salvini, riprende lo stile del «Fracassi leghista buono», una mascherata già usata col caso della lettera a Mattarella per chiedere la cittadinanza a Danielle Madam, a cui potevano abboccare solo opinionisti disconnessi dalla realtà come Serra e Gramellini. Stiamo invece sui contenuti.

Fracassi sostiene che le misure adottate individuano «un falso nemico»: bar, ristoranti, palestre, cinema, teatri. Viceversa, secondo Fracassi bisognava individuare i nemici veri, «gli assembramenti», che secondo il sindaco si verificano in tre casi: nei trasporti, nelle scuole e soprattutto nella famigerata movida («ora pericolosa»).

Cominciamo col dire che, con tutta la simpatia che si può avere per i ristoratori in grave difficoltà, non c’è motivo scientifico di ritenere che i locali dove si mangia e beve siano del tutto immuni dal rischio: è un dato di fatto che qualsiasi luogo chiuso è ceteris paribus più pericoloso che stare all’aperto, e questo è tanto più vero nei luoghi dove per forza di cose non si può tenere la mascherina. Il rischio può però essere drasticamente abbassato controllando la temperatura di chi entra, avendo una buona ventilazione (possibilmente meccanica e senza ricircolo, ma anche tenere le porte e finestre aperte può aiutare in alcuni spazi) ed evitando di cantare o parlare a voce alta (quindi è importante tenere la musica bassa). Consigliamo anche noi questo articolo comparso nella stampa spagnola che con efficaci infografiche fa una carrellata delle conoscenze scientifiche disponibili in una forma molto comprensibile.

L’aspetto che resta del tutto fuori dalla logica, semmai, è pensare che gli stessi ristoranti siano pericolosi la sera e sicuri in pausa pranzo. Chiaramente la soglia delle 18 ha uno scopo diverso ed è quello di colpire e colpevolizzare il tempo libero («togliere tentazioni»), permettendo però che continui l’ordinaria attività economica diurna, che è in realtà la principale responsabile dei contagi.

La storica ostilità ai dehors manifestata dal centrodestra pavese (che ha da sempre il sogno segreto di riaprire tutto il centro storico alle automobili) ha ostacolato quella che avrebbe dovuto essere la priorità: favorire in ogni modo lo spostamento della clientela all’aperto, soprattutto in estate ma possibile ancora a fine ottobre nei giorni di bel tempo, viste le temperature. Anche se i posti all’aperto, con un grande sforzo degli addetti del settore ristorazione, si sono moltiplicati a Pavia, sappiamo di casi in cui il Comune ha costretto locali ad aspettare settimane prima di avere il permesso, quando sarebbe stato logico attuare da subito un “liberi tutti” per sfavorire le consumazioni al chiuso.

Fracassi si sveglia in piena pandemia scoprendo che chi usa il trasporto pubblico per recarsi al lavoro o a scuola lo fa in mezzi sovraffollati. Noi ce ne siamo occupati da sempre.
(Ritaglio di giornale della campagna elettorale 2018.)

Gli ammassamenti dell’utenza nel trasporto pubblico locale e pendolare sono un problema gigantesco, che tra l’altro denunciamo da sempre perché non riguarda solo il COVID-19: riguarda anche altre epidemie come quella influenzale che si verifica ogni tanto e riguarda in generale la qualità della vita di decine di migliaia di lavoratori e studenti pavesi e della nostra provincia. Non è che questa situazione sia quindi cascata dal cielo quest’estate, e soprattutto è ipocrita accusare Roma quando ci sarebbero colpevoli molto più vicini, a Milano al Pirellone e a Pavia a palazzo Mezzabarba e in piazza Italia. Trenord infatti è controllata dalla Regione Lombardia, guidata da Lega e alleati, mentre gli autobus e i pullman dipendono dal Comune Lega-FI-FdI e dalla Provincia retta da una coalizione centrodestra-PD.

Non è stata presa nessuna misura sensata per migliorare il servizio con gli investimenti massicci che sarebbero necessari (la Lega del resto è responsabile politica diretta delle malversazioni in ASM) né per attuare un piano orari che distribuisse le diverse fasce d’utenza su momenti diversi della giornata: studenti, pendolari e chi lavora a Pavia sono finiti stipati sugli stessi mezzi di trasporto negli stessi momenti.

Quel che ha fatto il sindaco semmai è stato incoraggiare la didattica a distanza, cioè alzare bandiera bianca e arrendersi al virus. Lo ha fatto nel suo solito linguaggio ipocrita:

A quanto pare, se a subire le conseguenze della chiusura non è la fatturazione ma l’istruzione dei nostri giovani, per Fracassi non è un prezzo da pagare troppo alto e tutte le preoccupazioni sono semmai neppure rivolte a scongiurare la pandemia ma semmai ad evitare un altro lockdown alle imprese. Una logica da sacrifici umani al profitto.

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