Le imminenti elezioni comunali non promettono grandi emozioni se non la scomparsa politica del sindaco leghista Fracassi (il cugino di Ciocca).
Il centrodestra esce in uno stato derelitto da cinque anni di governo della città, in cui le promesse elettorali si sono infrante contro la realtà materiale mentre l’ingordigia e l’inettitudine incurabili di quella coalizione si manifestavano in ogni campo dell’azione politica. E non ci riferiamo semplicemente all’inettitudine nel fare gli interessi della maggioranza dei cittadini, interessi che non sono quelli a cui rispondeva la giunta e i partiti che la sostenevano. Intendiamo proprio inettitudine anche nel fare gli interessi di loro veri referenti: il grande capitale e i palazzinari in particolare. Il principale obiettivo politico della giunta, l’approvazione della variante al PGT, si è scontrato con un’opposizione vasta tra i cittadini, organizzata dalla Rete dei Comitati, e (complice l’inchiesta Clean) alla fine non è stato portato a termine. Per diversi mesi ai consigli comunali è mancato il numero legale per procedere perché la stessa maggioranza non riusciva a trovare una quadra. Stiamo assistendo a un vero suicidio al rallentatore del centrodestra pavese, che si aspetta già una probabile disfatta elettorale fin dal primo turno. Per questo ha candidato Alessandro Cantoni, che in quanto consigliere regionale non ha nulla da perdere nel mettere la faccia su una sconfitta annunciata.
L’unico asso nella manica del centrodestra è… il centrosinistra. Un anno fa al nostro congresso locale prevedemmo che sarebbe stata «una campagna elettorale soporifera» e ci sembra che il centrosinistra si sia messo d’impegno per confermare il nostro pronostico. La strategia del centrosinistra, che candida l’esponente del PD Michele Lissia, è quella di non fare nessuna proposta dirompente e proporsi come amministrazione tranquilla e responsabile, poco distinguibile e che possa piacere un po’ a tutti. Riesce in effetti a piacere parecchio a diversi politici del centrodestra che sono stati accolti come il figliol prodigo nella coalizione a guida PD. Elenchiamo i casi più eclatanti:
- Rodolfo Faldini, fondamentalista cattolico a capo di un gruppo omofobo e sessista con cui abbiamo avuto occasione di scontrarci numerose volte quando era assessore nella giunta Cattaneo, in coalizione col centrosinistra con una lista sua;
- Marco Galandra, già consigliere e assessore per il partito “postfascista” Alleanza Nazionale e altri, in una lunga storia di trasformismo che l’ha portato infine nel partito di Calenda;
- Cristina Niutta, ex assessora di Forza Italia nella giunta Cattaneo, ora candidata direttamente nelle liste del PD;
- Vittorio Poma, addirittura presidente della Provincia di Pavia per il centrodestra, da cui poi si è staccato per perseguire una sua carriera politica, a cui Lissia ha sostanzialmente promesso un assessorato.
Citiamo questi esempi non tanto per additare dei “falli di incoerenza” (non abbiamo aspettative di coerenza sul centrosinistra), quanto perché ci sembrano sintomatici del fatto che la coalizione data per vincente “non spaventa i moderati”, perché è chiaro che continuerà a garantire la rendita e il profitto.
Nella coalizione di centrosinistra sono “dentro tutti”, ma sappiamo cosa succede nelle coalizioni tra volpi e galline. C’è il PD, ci sono AVS e il M5S, ci sono i partiti di Renzi e Calenda, ci sono le due liste civiche di Pavia a Colori (Moggi) e dei Cittadini per Pavia (ex Cittadini per Depaoli), c’è la lista di Faldini. Ci sono gli ecologisti, ma Lissia ha messo tra i primi punti del programma l’avvio della faraonica impresa di potenziamento della tangenziale, con conseguente colata di cemento. Ci sono gli animatori della vita culturale del centro storico, ma anche il capo del comitato antimovida. Ci sono attiviste femministe e LGBT più o meno improvvisate, ma anche baciapile reazionari ammanicati con le parrocchie. Era difficile mettere in piedi una compagine con meno anima di questa, ma sicuramente mandare a casa Fracassi dovrebbe essere una motivazione sufficiente a garantire un buon risultato elettorale.
Per quanto riguarda l’opposizione al centrodestra in consiglio comunale, in questi anni è stata sostanzialmente portata avanti da Alice Moggi e da Pavia a Colori. La visibilità avuta in questo processo facilmente premierà quella lista civica rispetto ad altri concorrenti di collocazione simile. Il problema di Pavia a Colori, come del resto di AVS e anche dei più amorfi 5 Stelle e Cittadini Per Pavia, è che la subalternità perenne al PD e ai suoi prepotenti alleati di centro impedisce di avere la stessa determinazione quando la bilancia pende verso il centrosinistra; ne sia prova il totale silenzio di tutte queste formazioni rispetto alle scelte di coalizione e programmatiche di Lissia. Nessuno ha mai conteso la leadership piddina della coalizione e neanche di fronte al lancio dell’accordo con Poma si è levata mezza voce critica. Questo è il prezzo da pagare per essere ammessi in coalizione e accedere a qualche posizione di assessore. Si ritira fuori ogni volta l’impolverata illusione di “spostare a sinistra il centrosinistra”, ma i dati dell’astensionismo mostrano come proprio nei ceti popolari questo gradualismo moderato convince sempre meno.
Ci sono poi tre liste nettamente collocate a sinistra: Potere al Popolo (Francesco Signorelli), Rifondazione Comunista (Paolo W. Cattaneo) e Partito Comunista dei Lavoratori (Franco Grisolia). Auguriamo buona fortuna a queste liste, che hanno sicuramente il merito di aver avanzato dei programmi di cambiamento sociale, con diverse sfumature quanto a radicalità, concretezza e radicamento nel territorio. I temi della mobilità pubblica gratuita, del blocco del consumo di suolo, del diritto alla casa fino alla requisizione delle case sfitte, della lotta contro il sistema degli appalti pubblici e dei subappalti che creano precarietà e supersfruttamento, del controllo democratico da parte dei lavoratori sui servizi comunali, sono i temi chiave su cui va costruita un’alternativa di classe anche a livello cittadino. Si tratta però di candidature con funzione propagandistica, che non crediamo possano intercettare né costruire movimenti di lotta e rapporti di forza. Le tre deboli organizzazioni che le promuovono hanno fatto una scelta autopromozionale poco leggibile, che sicuramente è legittima ma che non crediamo porterà a sviluppi importanti neanche per i compagni che ne fanno parte. La somma dei loro voti, che comunque auspichiamo sia la più elevata possibile, non sarà all’altezza delle reali potenzialità di un’alternativa rivoluzionaria.
Chi ha fatto politica locale davvero in questi anni sono stati soprattutto i comitati che si sono battuti contro la variante al PGT, rivendicando zero consumo di suolo contro gli interessi dei grandi e piccoli costruttori. Facendo veramente politica tra la gente, coinvolgendo centinaia di cittadini in un lavoro di opposizione nelle piazze di lunga lena, hanno cambiato i rapporti di forza e alla fine hanno vinto (per ora). Abbiamo sostenuto attivamente questa mobilitazione che ci sembra dia molti insegnamenti su come si possa incidere sulle politiche comunali anche senza una rappresentanza consiliare. Con la stessa chiarezza con cui abbiamo appoggiato il movimento quando andava all’offensiva contro la giunta Fracassi, vogliamo esprimere la nostra opinione sulla corsa alla candidatura di diversi esponenti dei Comitati nelle varie liste del centrosinistra (tra l’altro, in liste diverse): questa scelta non rafforza la lotta contro il consumo di suolo ma la confonde. Proprio di fronte a una probabile prossima amministrazione di centrosinistra i Comitati avrebbero bisogno del massimo di lucidità e indipendenza, per evitare che la variante uscita dalla porta con Fracassi rientri dalla finestra con Lissia.
In questo contesto riteniamo che sia stata salutare la nostra scelta di non partecipare alle elezioni. Non è una scelta di principio: in Inghilterra per esempio i nostri compagni del Partito Comunista Rivoluzionario hanno lanciato la candidatura di Fiona Lali in un collegio proletario di Londra. Siamo impegnati con entusiasmo nella costruzione e nel lancio anche in Italia del Partito Comunista Rivoluzionario, di cui c’è un gran bisogno anche per uscire da questo clima soffocante. Laddove si è manifestato un movimento reale di lotta, sui temi urbanistici come sull’antifascismo, nei posti di lavoro come oggi nell’accampamento per la Palestina in università, siamo stati presenti e abbiamo inciso. Ci stiamo continuamente rafforzando, perché vogliamo scompaginare questa situazione da cima a fondo. Ai santini elettorali e alle piccole tattiche opportuniste contrapponiamo la costruzione di rapporti di forza vantaggiosi, una buona volta, per i lavoratori e gli studenti di Pavia. Non li si costruisce senza un forte partito comunista rivoluzionario: iscriviti!